Gli autonomisti e il Polo fantasma

Non c'è sondaggio, fra i tanti che circolano in questi mesi, che tenga conto della sua forza elettorale, almeno in potenza. Del resto, seguendo la tradizione, i soggetti in grado di dargli vita non paiono proprio intenzionati a ritrovarsi sotto la stessa bandiera. Eppure, un Polo autonomista in Friuli esiste eccome, almeno sulla carta. E la sua consistenza potrebbe scompaginare gli attuali equilibri politici in vista delle Regionali del 2003. Una sorta di Polo fantasma, dunque, che potrebbe essere davvero terzo, ma che probabilmente non sarà affatto. Avanti in ordine sparso, insomma, nel nome del Friuli. Vediamo perché.
Innanzi tutto, si può osservare che l'autonomismo, ormai, è un termine tanto abusato quanto stinto. Tutti sono, o dicono di essere, autonomisti. Persino il friulanismo è diventato una sorta di Blob, che presenta mille volti, senza averne uno riconoscibile. Lo ammettono gli stessi esponenti storici dell'autonomia friulana. "Autonomia - esordisce Marco De Agostini, segretario del Movimento Friuli dal 1972 - è un termine abusato, che forse ha perso valore, proprio mentre si riaffacciano rigurgiti nazionalisti di stampo fascista, più che risorgimentale". Ma quel che è peggio - rincara Sergio Cragnolini della Lega Friuli - "è il fatto che si nota come una certa sensibilità si stia affievolendo". "L'autonomismo - afferma Roberto Visentin, che ha dato vita al movimento Mitteleuropa - si occupa di ottenere qualcosa e in questo senso rappresenta il passato. Credo che tale concetto sia superato anche per i veri autonomisti, che sono una minoranza". Eppure, tutti li cercano e tutti li vogliono. E loro, stretti in un bipolarismo che - giocoforza - ne mortifica le aspirazioni, non riescono a mettersi insieme. Gli autonomisti possono essere politicamente di Centro, di Destra e di Sinistra, persino indifferenti a questo genere di etichette. Ma la logica dell'aut-aut, appunto, tira per la giacchetta, di qua o di là.
"E' una specie di maledizione - osserva Giancarlo Pedronetto, esponente di Unione Friuli, che ha dato vita, insieme ai consiglieri regionali Pozzo, De Gioia e Visintin a un cartello che si chiama Patto regionale per l'autonomia - che non riusciamo a superare. Siamo storicamente votati alla frammentazione, mentre invece dovremmo cercare l'unità, senza svenderci né al Centro-destra, né al Centro-sinistra. Chi fa politica con i piedi per terra si iscrive a Forza Italia, oppure ai Ds, mentre gli autonomisti, in larga misura, continuano a essere un esercito eterogeneo di idealisti e sognatori, che non partono dall'idea che la politica è anche compromesso".
"Pedronetto - commenta De Agostini é come dottor Jekyll e mister Hyde. Ha almeno due personalità. Proclama l'unità e l'equidistanza dai Poli, ma non è così. La saggezza popolare ci insegna che non basta mettere insieme ogni tipo di escremento per fare un buon concime. E poi, perchè per metterci insieme deve morire Mf?"
"Io rispetto Mf - replica Pedronetto -, ma il più bel simbolo, sia dal punto di vista estetico, sia sotto il profilo del significato è quello dell'Unione Friuli. In questo quadro, auguro ai friulani, non a me o a De Agostini, che si possa realizzare un'operazione unitaria".
"Se ne può parlare soltanto con De Agostini - taglia corto Cragnolini - perché con gli altri, quelli foraggiati dal Centro-destra, non ci sia allea. Diciamo no a operazioni elettoralistiche così ampie, con riciclati di ogni specie e manteniamo alta la nostra bandiera".
"Per creare un cartello autonomista - sentenzia Visentin - serve il simbolo storico di Mf, l'unico in grado di fornire adeguate garanzie. Quanto a Pedronetto, ha già il suo bel posto a Villa Manin".
Punto e a capo e ciascuno per i fatti suoi. E rispetto alle due candidature per la Regione?
"Per quanto ci riguarda - spiega Pedronetto - non siamo legati ad alcun carro. De Agostini, invece, sembra armeggiare per legarsi all'operazione Illy. Sarei disposto anch'io a sposare la causa dell'onorevole di Trieste, se mi spiegasse cosa vuol fare del Friuli. Stando alle proposte sin qui formulate, si ha l'impressione di una presa in giro. Mi spiego meglio. L'idea del decentramento a tutti i Comuni è un disegno di polverizzazione dell'area friulana, che non le farebbe certo bene. Non per questo, intendiamoci, faccio il tifo per il Centro-destra ".
"Con Illy - ribatte De Agostini - non c'è alcun accordo. Ci ha cercato, è vero, ma per verificare, grosso modo, qual è il nostro prezzo. Sulla base di queste premesse, non gli ho proprio dato speranze. Noi chiediamo garanzie sui contenuti, che finora non ci sono. Quanto al fronte opposto, i contatti ci sono soltanto con Saro, che approfitta di un'amicizia personale risalente all'operazione che lo ha condotto, agli albori della sua carriera politica, alla guida del Comune di Martignacco. La differenza è semplice: Illy ci cerca e ho già spiegato qual è la nostra risposta. Saro, invece, non ci cerca proprio. Per cui non c'è nulla da dire, se non che la candidatura di Tondo, per come è stata formulata, proprio non ci piace". E' ovvio, l'investitura romana di Berlusconi, non può proprio piacere a De Agostini che, se incontrasse l'attuale presidente, lo apostroferebbe così: "Tondo, dì qualcosa di friulano!"
Né con la Destra, né con la Sinistra è il motto di Cragnolini, che individua nella Lega il nemico numero uno dell'autonomismo friulano: "Il Carroccio - conclude - ci ha sempre trattato da pezzenti, ma noi abbiamo una dignità e una coerenza che loro nemmeno si sognano. Anche con Cecotti, se decidesse di scendere in campo, per il Comune come pare, oppure anche per la Regione, i paletti sono già stati posti. Sarà il nostro candidato se rinuncerà alla Lega. Altrimenti andiamo per conto nostro. Non ce ne importa nulla delle poltrone e non siamo in vendita, come qualcun altro".
Divisi alla meta, insomma. E aggiungiamo pure, come al solito.


Inchiesta di Giovanni Bertoli.
Pubblicato su Il Friuli del 20.12.2002