Friuli e Trieste
La regione bicipite
di Alberto di Caporiacco

   Da parte del professor Leopoldo Coen si leva un alto plauso agli Aster, nuova entità che dovrebbe essere partorita dalla riforma delle autonomie locali. Attraverso tali strumenti, insomma, potrebbero essere sostanzialmente messe in soffitta le Province (che secondo Coen si dividerebbero in due categorie: quelle friulane o ritenute tali e quella, non nominata, di Trieste, sulla cui identità certamente immaginiamo Coen sarebbe invece disposto a immolarsi, pur  <<non avendo mai sofferto di crisi identitarie e ritenendo di poter vivere bene praticamente ovunque>>).

   Potremmo, in tal modo, essere tutti contenti di essere cittadini del Friuli Venezia Giulia, da scrivere secondo Coen senza trattino e da leggere tutto d'un fiato come fosse un versetto da recitare e un dogma in cui credere, e associarci liberamente tra Comuni per raggiungere "scopi" (quindi per raggiungere utilità economiche), con un bel calcione al concetto di identità e appartenenza che ingregisce - secondo Coen - le nostre tristi giornate di irredentisti e populisti.

   Le Aster - lo afferma Coen - si costituiscono (cito Coen) << secondo modelli organizzati analoghi all'associazione "di scopo", sempre più diffusa tanto nel pubblico quanto nel privato e che sta dando un po' ovunque buona prova di sé >>. Naturalmente prendiamo per buone le affermazioni del professor Coen che comunque, da docente universitario, dovrebbe quantomeno dimostrare con dati tangibili le proprie affermazioni, per cui appare quantomeno semplicistica la certificazione dello << sta dando un po' ovunque (sic) buona parte di sé >>. Appare quindi che le Aster non sono altro che associazioni prive di personalità giuridica che perseguono scopi utilitaristici, ovvero in buona sostanza - non conterà più nulla che un  Comune, storicamente abbia fatto parte di un determinato territorio o regione storica (per non parlare di Friuli citiamo a mo' d'esempio la Lunigiana, la Garfagnana, il Salento), ma conterà unicamente ciò che "converrà" al gruppo di comuni, ovvero il "perseguimento dello scopo".

    Non ritiene il professor Coen che parecchi secoli di storia abbiano già dimostrato relativamente al territorio dell'attuale "regione Friuli Venezia Giulia", quali siano i territori omogenei? Non ritiene il professor Coen che il fatto che il Friuli esista sia certificato non solo dalla storia, dalla geografia, ma anche dall'attività parlamentare che fu all'origine della assai travagliata gestazione della allora "Regione Friuli - Venezia Giulia", con il trattino, proprio a significare l'unione, per necessità contingenti di convenienza geopolitica storica, di due realtà distinte ?

  Non ritiene il professor Coen che la scienza della geografia, che vanta personalità di rilievo proprio in Friuli, abbia già da tempo delineato che cosa rappresenti territorialmente, dal punto di vista fisico, il Friuli e che non esista, dal punto di vista della scienza della geografia, la Venezia Giulia ?

   Non ritiene il professor Coen che la denominazione Venezia Giulia sia invece una mera invenzione, quella sì, aventi scopi irredentisti e populisti ?

   Non ritiene il professor Coen che i "giuliani" non esistano o, se esistono, sono i friulani stessi, posto che Friuli deriva da Forum Iulii, ovvero Foro di Giulio (Cesare) e che quindi i forogiuliani, i friulani per contrazione, siano, appunto, gli abitatori di Forum Iulii ?

   Non ritiene il professor Coen che in questa regione persone che, oltre a sentirsi - perché lo dice la storia e la geografia - friulani, ragionando sul modo in cui si è costituita la regione legittimamente potrebbero aspettarsi che finalmente fosse individuato un organismo che il Friuli rappresenti ?

    Sarebbe forse di una qualche utilità che il professor Coen, docente universitario, andasse a rileggersi le argomentazioni con le quali molti, 40 anni fa, si schieravano contro l'istituzione di una Università friulana, o magari qualche discorso di Fausto Schiavi (non cito mio padre Gino di Caporiacco in quanto sembrerebbe che combattessi "battaglie di famiglia"), leader del Movimento Friuli. Allorquando Schiavi, nel nostro consiglio regionale, proclamando la "bicipicità" di questa regione (bicipicità incontestabile e inconciliabile, come dimostrano anche gli scontri territoriali di questi ultimi giorni), additava la meta del Friuli regione, la stragrande maggioranza dei membri di quel consiglio tentò di sommergerlo con ogni sorta di accuse. Egli tirò fuori dal portafoglio la sua tessera del Movimento europeista e questo perché possono esistere insieme una identità piccola (comunale), una identità di regione (Friuli), parte di una regione bicipite "malnata" (Friuli - Venezia Giulia), una identità di Stato (Italia) e una identità sovranazionale (Europa).

   E' indispensabile che, al più presto, il Friuli possa identificarsi con un proprio organismo, accettando il principio che questa regione "bicipite" possa tentare di risolvere i problemi degli equilibri territoriali non con rissose dispute su chi ha avuto di più o di meno, ma attraverso una ragionata articolazione tra il Friuli e Trieste.

    Se poi, alla prova dei fatti, anche questa soluzione si rivelerà inadeguata, occorrerà riprendere con forza il disegno di giungere alla istituzione di una regione Friuli, senza condizionamenti esterni di alcun genere. Questi progetti di amore per le proprie piccole patrie, persino quelle comunali, di questa Italia delle cento città, hanno avuto l'avallo autorevolissimo del presidente della Repubblica e quindi osiamo sperare che i nostri detrattori - anziché scagliare contro di noi anatemi o sciocche definizioni - si mattano a riflettere finalmente così come i "costruttori" di fantasiose soluzioni.

   Da ultimo, va detto che i rappresentanti che << il Friuli stesso ha democraticamente eletto nelle assise regionali >> (cito ancora una volta il professor Coen) sono:

a) frutto di una elezione ancora sub iudice da parte del giudice amministrativo;

b) frutto di un accordo ora rinnegato da autorevoli rappresentanti quali il sindaco di Udine Sergio Cecotti e il professor Gianfranco D'Aronco i quali si prestarono nella primavera del 2003, ad una infausta incoronazione e benedizione in Udine del candidato alla presidenza della Regione Riccardo Illy convincendo i friulani che quest'ultimo avrebbe fatto gli interessi del Friuli. Illy non ha avuto alcun torto, dovendo vendere fumo per raccogliere voti, a tradire poi i propri alleati.

   Maggiori torti hanno Cecotti e D'Aronco nell'aver ingannato i friulani, garantendo sulla lealtà dell'incoronato e benedetto.

articolo apparso sul Messaggero Veneto del 28 luglio 2005