«Trieste-Friuli questione fondamentale»
Gli autonomisti “storici” De Agostini e di Caporiacco chiedono a Illy di affrontarla




UDINE. «Non sappiamo se Riccardo Illy sia stato invitato al convegno “Dare struttura al Friuli”, in programma sabato a Codroipo, organizzato dalle Province di Udine, Gorizia e Pordenone, con relatori gli stessi presidenti, ovvero Marzio Strassoldo e Elio De Anna (Cdl) e Giorgio Brandolin (Ulivo). Questa iniziativa - dichiarano Marco De Agostini (movimento Friuli) e Alberto di Caporiacco (Lega Friuli) - costituisce, da sola, una clamorosa sconfessione dell'assunto del candidato del centro-sinistra secondo il quale i pordenonesi e i goriziani non sarebbero d'accordo sulla loro appartenenza al Friuli. Friuli che non è una “parola”, termine usato da Illy».
«Sulla questione, definita semplicistica, Friuli-Trieste - proseguono i due -, vale la pena di ricordare a Illy che trattasi, per noi friulanisti, “della questione fondamentale”, irrisolta dal 1947. Non comprendiamo per quale motivo Illy scelga, ancora una volta, una regione “ingessata”, confutando le argomentazioni che dovrebbero condurre a diversi assetti istituzionali e territoriali con presunte “gabbie legislative e normative”. Sono, questi, gli stessi argomenti che usavano i primi presidenti democristiani di questa regione per affermare la necessità di non “volare alto”, ridotti al semplice ruolo di proconsoli romani. Noi speriamo che, se Illy sarà il prossimo presidente della Regione, la nuova legislatura regionale non sia caratterizzata da un rapporto di subordinazione alla Repubblica italiana, con la necessità di intervenire a livello legislativo ove questo sia “espressamente consentito”, con un'impostazione di tipo prudenziale e non, invece, coraggiosamente, ove questo “non sia espressamente vietato”».
«Non comprendiamo per quale motivo si rifiuti di capire che la attuale Regione altro non è che una “gabbia” istituzionale, modificabile come qualsiasi realtà modificabile per legge (Illy stesso cita leggi piuttosto recenti, la costituzionale 2 del 1993, il decreto legislativo 9 del 1997, oltre a modifiche alla Costituzione intervenute nel 2001), “gabbia” che rinchiude due realtà quali il Friuli e la Venezia Giulia, realtà che hanno bisogno di essere espressamente definite per uscire da equivoci che hanno caratterizzato i primi quarant'anni di vita della Regione. E ci parrebbe giusto soffermarci sul fatto che un equivoco stesso è rappresentato dalla Venezia Giulia, definizione (questa sì) coniata da Graziadio Isaia Ascoli, lo stesso fondatore della Società filologica friulana, nel 1863 per definire una regione, una sub-regione o un territorio, fate voi, mai esistito. Forum Iulii (Foro di Giulio) è, come noto, il nome romano di Cividale del Friuli, divenuta definizione per indicare, successivamente, l'intero Friuli. E' quindi evidente che i veri Forogiuliani, i “Giulii”, non sono altro che i friulani e quindi le definizioni di “giuliani” riferite agli abitanti della città di Trieste o ai cittadini residenti nei comuni della sua provincia, sono assolutamente anti-storiche e fuori luogo».
«Con una semplice legge regionale - continuano i due -, sentite le popolazioni interessate (non i Comuni, perché il sentire le popolazioni è vero autonomismo “dal basso”), si può definire la parte di territorio che costituisce il Friuli e ciò che è altro. E si badi che non stiamo parlando, in questo caso, di apparati istituzionali da costituire ex novo, ma a semplici chiarificazioni di assetti territoriali per passare poi, evidentemente, ad altro. Così come già oggi è possibile varare leggi regionali la cui applicazione riguardi singole aree del territorio ricompreso nella Regione autonoma Friuli-Venezia Giulia».
«Ci spiace notare una chiusura assoluta del centro-sinistra nei riguardi delle nostre istanze - concludono De Agostini e di Caporiacco - e riteniamo che, nel suo ricercare consensi un pò ovunque, Illy avrebbe meglio speso il suo tempo confrontandosi con gli autonomisti storici e concordando su una piattaforma programmatica con essi, poiché è soprattutto sul territorio friulano e sulla risoluzione dell'antico dilemma costituito da una regione posticcia e frutto di un compromesso che si giocherà la partita elettorale. La vittoria la si costruisce dall'alto, attuando una politica lungimirante e di alta regia, non dal basso, frantumando e polverizzando il Friuli per la serie “aggregatevi se lo volete, come e con chi volete”. Questo non è "fasin di bessòi", è semplicemente lavarsene le mani».
 

Udine, 13.02.2003
Pubblicato sul Messaggero Veneto del 13.02.2003

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