IL CASO-FIRME ELETTORALI Nessuna tregua tra il partito friulanista e il governatore. Tirata in ballo anche la Corte dei Conti
Illy: «Ho le prove contro il Movimento Friuli»
Il presidente: «Non ritiro nulla e non mi scuso». De Agostini ribatte annunciando due esposti
Nessuno dei duellanti abbassa le armi: tregua impensabile tra Movimento Friuli e Riccardo Illy. La miccia innescata dopo le dichiarazioni del governatore sulle motivazioni del ricorso degli autonomisti contro Intesa democratica, seguite dall'aut-aut di Marco De Agostini, segretario Mf, («O ci chiede scusa o lo quereliamo»), continua a bruciare. Replica piccata del presidente: «Non ritiro nulla e non mi scuso, perché ho documenti che provano quanto affermato». Conclusione morbida e attendista: «Querelino pure». Illy fa riferimento ad alcune "carte" da cui risulterebbe la pressione degli autonomisti per ottenere nomine quale merce di scambio per il ritiro del ricorso. «Tutte falsità», ribatte De Agostini che scalda i muscoli per le contromosse e annuncia l'imminente esposto alla Procura triestina in cui chiederà di «indagare sulla veridicità delle gravi dichiarazioni del presidente». Tanto più che, aggiunge, «se esistessero davvero queste carte con il do ut des politico, Illy si sarebbe sottratto all'obbligo-dovere di denunciarci subito, trasformandosi nel destinatario di un'ipotesi di reato». E provocatoriamente gli domanda, in un dialogo a distanza, se «vuole tenersi aperto un margine di trattativa». Raddoppia la posta De Agostini e preannuncia pure un esposto alla Corte dei Conti capitolina sulla difesa legale di Illy: «La Regione e i suoi uffici - spiega - non sono né parte in causa né parte lesa nella querelle della raccolta-firme». Ecco perché il leader autonomista affila le armi per «contestare la presenza del legale della Regione nel momento in cui si entra nel merito degli illeciti». Messaggio a Illy: «I partiti devono trovarsi i propri avvocati». E chiosa con l'affondo: «Perché devono difendersi a spese dei contribuenti aumentando il danno erariale?».

Tra le indiscrezioni segnalate dai promotori dei vari ricorsi sulle operazioni elettorali, quella che riguarda un togato del Tar del Lazio: dopo aver visionato il ricorso forzista, avrebbe sentenziato: «È morte certa».

Irgi

Articolo apparso su Il Gazzettino del Friuli del 27 luglio 2003