Intervento in Consiglio del Comprensorio Montano.

 

I Comprensori montani e la Provincia dell’Alto Friuli.

 

Con la L.R. 20 dic.’02, n. 33, che recita “Istituzione dei Comprensori montani del Friuli Venezia Giulia”, resta da sciogliere il nodo dell’applicazione di due concetti democratici di forte ma di opposta valenza: quello della delega e quello dell’autonomia politica. I Comune, che sono enti autonomi, hanno già a disposizione forme di gestione diretta, pur da regolamentare meglio, come l’Unione volontaria di Comuni, le Comunità di vallata e quelle di servizi, per soddisfare esigenze e necessità precise o per consolidare identità ed appartenenze. Imporre riforme istituzionali scelte dall’alto, significa non voler tener conto della gravità dei problemi territoriali locali. Assimilare poi situazioni molto diverse fra loro come quelle dell’Alto Friuli con quelle delle Province di Gorizia e di Trieste, significa voler frenare quel “processo d’autonomia della gestione e di crescita democratica” della popolazione, ritenute ovunque il valore aggiunto, il motore necessario per uno sviluppo equilibrato, partecipato e sostenibile. La legge di riferimento è fatta male ma, paradossalmente, le lacune formali e di contenuto che contiene, potranno essere colmate dal Nuovo Soggetto civile, se saprà lavorarci sopra con lungimiranza, producendo una transitoria giurisdizione di fatto (adoperando buon senso), conoscendo e unificando sempre meglio il territorio e le culture locali (usando analogie di gestione) e facendo partecipare la popolazione alle scelte (dando responsabilità). In pratica, il Comprensorio dovrà dimostrare di sapere e di volere concorrere a consolidare una strategia politica volta a far maturare e a realizzare la Provincia Autonoma dell’Alto Friuli, divenendo titolare di quelle decisioni politiche e di quelle disponibilità finanziarie, che oggi non ha!

Prima di questo Consiglio, riferendoci ai due Comprensori dell’Alto Friuli, sembra che la maggior parte dei responsabili locali abbia manifestato più preoccupazione per il funzionamento tecnico-burocratico di detti Enti,  che per la politica. Si può affermare anzi, che sin qui, ci si è preoccupati più delle sedie che della politica. Eppure c’è stato tutto il tempo e “l’unitarietà istituzionale” per impostare una politica seria su queste riforme. Non si può iniziare ora una gestione con un compromesso basato sulla spartizione di poteri e su visioni superate della realtà storica.

Si può invece pensare che si potrà arrivare a compromessi politici, nei prossimi mesi di fondamentale gestione, per ottenere risultati buoni per tutti. Perdere anche un anno per chi vuole costruirsi una carriera politica non è nulla, se non perde la propria dignità, di fronte alle attese di coloro che lo hanno votato, per fare qualche cosa.

Perché il non fare, è pur sempre un fare politica. Ma da incapaci.

Ultimamente, una sensibilizzazione capillare generalizzata, sorretta anche dai poteri tradizionali più radicati quali la Chiesa, la cultura e l’economia locali, sembrava rendere possibile l’avvento rapido dell’autonomia locale, senza dover passare per la riesumazione di un Ente superfluo. Bisogna prendere atto che la scala temporale, anche in questo caso, sta condizionando la soluzione dei problemi. Infatti, ci sono situazioni le più diverse, fra zona e zona e fra vallata e vallata, che richiedono considerazioni più approfondite e più tempo per farle maturare.

Questo Consiglio deve pensare a costruirsi una politica che superi lo spazio comprensoriale. Per fare questo percorso dovrà sviluppare e modificare lo spirito che informa questa Legge. Infatti, ci sono nelle nostre realtà territoriali, contraddizioni ed esigenze particolari, che non possono essere sottaciute o eliminate all’origine. Il dialogo potrà indicarci la strada da seguire. Le preziose diversità etniche, le minoranze linguistiche e culturali e le tradizioni esistenti sul territorio dell’Alto Friuli, dovranno essere esaltate dal Consiglio. Non avvilite col suo comportamento rinunciatario. S’impone una forte e puntuale applicazione della L.R.38/2001 e in particolare della 482/01.

I tempi che il modello istituzionale c’impone, non devono renderci erroneamente sbrigativi nel trovare il miglior assetto organizzativo interno, che per forza di cose durerà dopo il nostro mandato. La politica non lascia spazi vuoti, ma solo tempo perso. E’ necessario porre sul tavolo della discussione i temi e i problemi che ci toccano direttamente, e che solo in parte sono compresi fra le funzioni del Comprensorio. Il timore che ci si possa trovare in disaccordo su argomenti anche importanti, quali la Presidenza o la scelta della Sede, può essere un grave segnale di mancanza di democrazia e di strategia politica. Sempre tenendo presente i due concetti di Delega attuale e di futura Autonomia, cui dobbiamo tendere.

La scelta del Presidente dovrebbe essere legata al programma politico che questo Consiglio si darà. Anche la scelta della Sede istituzionale e delle eventuali sedi operative, possono dipendere dalle strategie dell’Ente. Colgo l’occasione per ricordare l’importanza che, più della Sede, ha il personale dell’Ente, per la buona riuscita d’ogni futuro programma. E come, in tutti i cambiamenti organizzativi, ci sia il rischio di perdere preziosi patrimoni di qualità e di professionalità fra il personale, se non saranno garantite serenità e sicurezza del lavoro.

La ventilata maggioranza istituzionale o peggio “costituzionale”, non sarà in grado di esprimere una politica propositiva d’alto livello, perché il suo scopo è altro. Eppure questo Consiglio non deve compilare la “Charta dell’Unione Europea”, né modificare la Costituzione. Nè approvare gestioni ordinarie o commissariali. Deve, quello si, prefigurare e contribuire a creare le condizioni di crescita e di sviluppo del territorio, attraverso il confronto democratico delle idee.

In particolare dovrebbe lavorare per creare opportunità di vita adeguate per le popolazioni della montagna. Non di perpetuare assistenzialismo. La nostra gente che vive nei piccoli paesi di montagna deve poter scegliere, non di andarsene, ma di restare a vivere sul proprio territorio, sul quale da sempre ha speso le proprie energie migliori, disponendo delle medesime condizioni di vita civile, sociale ed economica, di chi vive altrove. Se il Consiglio decide di fare questa politica,    significa che vuole, in via prioritaria, il riequilibrio dell’assetto territoriale ed antropologico del Comprensorio. Con sicuro vantaggio anche per coloro che risiedono in pianura o ai margini del territorio montano e che per vivere, hanno bisogno delle risorse, delle persone e dell’ambiente della montagna. Ci si riferisce all’area gemonese ed ai Gemonesi, che negli ultimi decenni non sempre hanno saputo curare con la dovuta lungimiranza e continuità i rapporti con il loro indispensabile retroterra naturale. E’ il momento di superare una situazione di mera sommatoria di Enti estinti e di pensare ad una crescita futura, nell’interesse di tutti.

L’ingresso nell’U.E. della Slovenia modificherà non solo gli attuali confini nazionali, ma soprattutto quelli d’interazione socio economica dell’Alto Friuli, con nuovi territori. E’ venuto il momento di far uso politico d’ogni risorsa umana, finanziaria e naturale, d’ogni più moderna tecnologia e d’ogni metodologia operativa, anche di livello europeo, per garantire una vita di progresso e di pace alle future generazioni delle nostre terre.

Perché non abbiamo più confini da difendere. Ma abbiamo dei problemi da risolvere. Insieme.

Per questi motivi è necessario, se non indispensabile, fare politica, parlarci, discutere ora, sui problemi che ci prepariamo ad affrontare. C’è ancora più di un mese di tempo per non sbagliare, decidendo più per il disinteresse di molti, che per aver già esaurito l’approfondimento della conoscenza dei compiti, delle risorse di cui disponiamo e delle grandi finalità che possiamo darci.

 

Gemona della Friuli, 21.02.03                                                           

 

                                                                                         Dott. Claudio Sangoi

                                                                                 Consigliere Comunale di Gemona e

                                                                            del Comprensorio Montano del Gemonese