I vecchi leaders si facciano da parte

Ho letto l'intervento, comparso nella pagina delle lettere, di un consigliere comunale di Udine della Lista per Cecotti - Movimento Friuli il quale afferma si debba copiare il modello del capoluogo friulano: individuare una personalità capace di catalizzare il consensi, indipendentemente dal polo di centro-destra e di centro-sinistra e, magari, svincolata dai partiti.
Lo stesso consigliere comunale, nello spezzare un'evidente e interessata lancia per una rielezione a sindaco di Sergio Cecotti, appare favorevole a un autonomismo "puro", ovvero non inclinante verso destra o verso sinistra, evidentemente con mani libere e si spera, aggiungo sommessamente io, coscienza pulita.

Suggerisce che i vecchi leaders dell'autonomismo friulano si facciano da parte per lasciare spazio a gente nuova. Su questo punto non posso che condividere, essendo io un quarantenne piuttosto stanco del fatto che gli autonomisti di riferimento continuino a essere pensionati della politica (leggasi: persone che percepiscono denaro pubblico avendo esercitato degnamente, quando è capitato, ruoli elettivi, anche anagraficamente vicine all'età della pensione).

L'autonomismo pullula di detti pensionati, che possiamo ritrovare in ogni schieramento, sia a destra sia a sinistra, anche recentemente beneficati da nomine. Essi, anziché dedicarsi a una serena quiescenza, imperversano sulle pagine dei giornali trovando cortese ospitalità. Ospitalità per la quale ringrazio anch'io, pur rilevando di non aver mai beneficato, come altri, degli onori delle prime pagine.

Tornando al consiglieri comunale di Udine, questi, tuttavia, commette a parer mio almeno un paio di errori.
1) Cecotti ha vinto le elezioni comunali del 1998 principalmente per lo scarso "appeal" dei candidati che gli sono stati contrapposti: da un lato Commessatti, stimabile come medico ma assai poco credibile come neofita dell'amministrazione, dall'altro Businello, che chi scrive ha lealmente appoggiato, tradito dai suoi stessi sostenitori di centro-sinistra che sin dal primo turno, con vergognosi accordi sotterranei, votarono Cecotti. Fosse andato al ballottaggio Businello contro Commessatti, ballottaggio mancato per una manciata di voti, avrebbe senz'altro prevalso.
2) Sergio Cecotti è saldamente ancorato alla Lega Nord. Ne è tesserato fedele e le sue precedenti esperienze politiche, in qualità di anonimo iscritto al Movimento Friuli, non erano state particolarmente significative sino al 1993, anno della sua elezione al consiglio regionale. Cecotti arriva alla presidenza della giunta regionale come terza scelta della Lega Nord, dopo Fontanini e Guerra, inventato quale personaggio politico da Roberto Visentin, già "leader maximo" della Lega Nord nostrana, costretto a ricercare candidati a un'assemblea elettiva di primario rango privi di precedenti esperienze elettive, salvo qualche sporadico caso (Fontanini), praticamente dal nulla.
E' da questo nulla che esce, nel 1993, Sergio Cecotti. Speriamo non sia dal nulla che debba uscire, scartati i pensionati, il futuro leader dell'autonomismo friulano.

Sfugge al consigliere comunale il fatto che la Lega Nord, tranne una parentesi di equidistanza riferita alle sole elezioni politiche del 1996, si è sempre schierata a livello nazionale con il centro-destra sedendo costantemente con propri ministri in governi presieduti da Silvio Berlusconi.
Come si consenta ancora a Cecotti di lucrare su una fortunosa elezione e di indossare contemporaneamente i panni di fedele soldatino di Bossi e di indipendente e accreditato (cito a tale proposito un per certi versi divertente articolo comparso su "La Patrie dal Friûl", maggio 2002) futuribile leader degli autonomisti friulani francamente non lo comprendo e non l'ho mai compreso.

Credo che ogni cittadino interessato alla politica, dotato di quel minimo di necessaria onestà intellettuale, dovrebbe condividere i miei dubbi e le mie perplessità.

Alberto di Caporiacco
Udine

articolo pubblicato su "Messaggero Veneto", lettere, del 29 giugno 2002