"La
Repubblica valorizza gli idiomi locali"
La
legge sull'italiano lingua ufficiale della Repubblica è stata approvata
in prima lettura alla Camera.
Fortunatamente,
è stato approvato anche un importante emendamento (che ha avuto il supporto
di tutta la Casa delle Libertà e dei Verdi che in queste settimane sono stati
sollecitati in tal senso dagli eurodeputati autonomisti dell'
Alleanza Libera Europea confederati agli ecologisti al Parlamento
Europeo).Non capiamo il voto contrario del resto dell'Ulivo su questa modifica
riguardante la "valorizzazione delle lingue
locali". Comportandosi così hanno superato persino Alleanza Nazionale in
quanto a nazionalismo italiano!
L'emendamento
inserisce all' art. 12 un comma che stabilisce che
"la Repubblica valorizza gli idiomi locali". Questo emendamento, non
è una rivoluzione, ma almeno lascia uno spazio
vitale per le cosiddette "lingue
locali".E' nostra opinione che al
Senato la legge vada implementata ulteriormente
come richiedono i gruppi delle "Minoranze Etno-Linguistiche"
storiche (riconosciute anche all'articolo 6 della Costituzione e dalla legge
ordinaria del 1999), riconoscendo appositamente anche loro nello stesso
articolo 12.
E'
quindi importante non abbassare la guardia ed agire in maniera trasversale
affinché la riforma dell'art. 12 non discrimini nessuno. Anche
perché le divisioni "lingua ufficiale", "idiomi locali",
"lingue minoritarie" sono tutte invenzioni politiche.
Non
cadiamo nel trucchetto di chi vuole mettere gli
uni contro gli altri.
E'
bene dire una volta per tutte che culturalmente e scientificamente
parlando sono tutte lingue, che in uno ordinamento
realmente pluralista dovrebbero avere gli stessi diritti. Inoltre la
distinzione "lingua-dialetto" è un'altra invenzione politica di
stampo centralista (per fortuna al momento messa
in disparte con la dizioni "idiomi locali").
In
questo senso chi ha firmato la petizione elettronica
ha dato una grande lezione di democrazia a tutti, chiedendo pari diritti per
ogni tipo di lingua e cultura: italiana, sarda,veneta, sud tirolese, emiliana,
occitana, friulana, siciliana, griko, piemontese,
napoletano, esperanto, ligure, arbaresch, cimbro,
lingue straniere etc.
In
attesa che una cultura realmente attenta e rispettosa di tutte le
diversità , penetri tra le nostre Comunità, nei nostri Popoli e quindi
anche nella maggioranza dei politici, accontentiamoci di questo piccolo
cambiamento. Del resto anche per fare un lungo viaggio si inizia
compiendo pochi metri! L'importante è non fare passi indietro come si è
corso il rischio di fare. Un rischio che non è terminato!
Matteo Incerti, coordinatore petizione elettronica
per il pluralismo e la democrazia
linguistica.
Alleanza
Libera Europea
www.efa-dppe.org
e-mail datata 27 marzo 2002